Da vedere tra Gussago e Rezzato


Approfondimento: 
Il Santellone alla Badia
Lasciati alle spalle i fiorenti boschi che chiudono a nord la città di Brescia, una strada solitaria e poco trafficata ci accompagna alla cascina denominata il Santellone, attualmente occupata da residenze private e da una beauty farm, ma un tempo sede di un antico monastero e, ancor prima, di una villa romana. Recenti scavi hanno infatti messo in luce la passata esistenza di un insediamento rustico, da datarsi ai secoli II e III d. C, costituito da comparti produttivi e ambienti residenziali, di cui l’unica traccia rimasta è l’eccezionale mosaico realizzato in tessere bianche, nere e laterizi rossi, che configura una decorazione di tipo geometrico rispondente al gusto tardo antico (IV - V secolo d. C.). Dall’età romana si passa in breve all’anno Mille. È del 1007, infatti, la notizia della fondazione in territorio bresciano di un cenobio vallombrosano, direttamente dipendente dalla più celebre abbazia fiorentina. Della costruzione originaria nulla si è conservato, mentre è in condizioni abbastanza buone la struttura della chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, di cui si riconosce la facciata. Fra XIV e XV secolo il monastero e l’annessa cascina, destinata alla ricezione e distribuzione di beni agricoli, raggiunsero la massima fioritura, permettendo la costruzione del refettorio, della sala capitolare, di uno scriptorium e della biblioteca. A partire dal 1475, data dell’avvenuto passaggio in commenda, il complesso non perse la sua vitalità, né come cenobio né come azienda agricola. Proprio per soddisfare le rinnovate esigenze abitative ebbero anzi inizio numerosi ripensamenti architettonici, volti a qualificare gli spazi della comunità in un senso più propriamente residenziale: si costruì il chiostro con porticato e loggiato, si ristrutturarono gli ambienti della vita monastica, si aggiunsero una serie di edifici di servizio sino a raggiungere l’attuale configurazione. La destinazione agricola del Santellone divenne preminente a partire dal 1546 quando, dopo soli dieci anni di reggenza, i frati cappuccini abbandonarono la sede di pianura per trasferirsi sulla vicina collina di Sant’Anna; in questo luogo isolato, consono a studio e meditazione, i frati fondarono il complesso monastico della Badia Alta e vi affiancarono la chiesa di Sant’Antonio. La storia del Santellone, comunque, nei secoli successivi conobbe pochi stravolgimenti e le attività della cascina proseguirono sin quasi ai giorni nostri, anche dopo l’avvenuta soppressione del monastero.
San Giacomo al Mella
Alle porte della città di Brescia si incontra la chiesetta romanica di San Giacomo al Mella, un tempo immersa in un silenzioso contesto campestre e oggi situata in vicinanza di un importante snodo stradale. La presenza in questo sito di un luogo di culto, associato a un ospizio per pellegrini, è attestata sin dall’XI secolo. La chiesa di San Giacomo è infatti storicamente situata lungo la via che conduce da Milano ad Aquileia, ovvero sull’itinerario battuto dai pellegrini che dalla Francia si dirigevano a Roma. L’edificio, oggi come un tempo, rivolge al viandante la suggestiva abside semicircolare, realizzata in mattoni di marmo di Botticino e percorsa da lesene e da una finissima cornice ad archetti ciechi; verosimilmente si tratta della parte più antica della struttura, databile entro i primi decenni del Duecento. Più nascosta è invece la facciata a capanna, alleggerita da oculo centrale e da due bifore, che riporta nella lunetta del portale un affresco coevo all’epoca della prima costruzione. L’interno dell’edificio è stato impropriamente trasformato nel corso dell’800, mentre all’inizio del secolo scorso il pittore Francesco Rovetta, proprietario della chiesa, dipinse per intero le pareti della navata. Oltre all’altare duecentesco e alla stanzetta della legnaia, merita davvero di essere visto l’ambiente della sacrestia, probabilmente ricavata entro un’antica cappelletta accorpata alla chiesa nel XV secolo. Alle pareti si possono notare infatti stralci di affreschi con figure di Santi, mentre in un piccolo vano si trova l’affresco della Crocifissione, accanto al quale nel corso di recenti restauri sono venute in luce due immagini stupendamente conservate: un San Giovanni dolente di vivida cromia e una testa di cavallo di straordinario effetto naturalistico. La datazione dell’intero ciclo è stata collocata al settimo decennio del ‘400.
BRESCIA
Centro amministrativo dei Galli Cenomani sin dal IV secolo a. C., la città di Brescia conobbe i primi importanti interventi nel I secolo a. C., quando la popolazione celtica, ottenuta la cittadinanza romana, iniziò la ricostruzione dell’abitato. Centro sociale e religioso della città romana divenne allora la zona con il Capitolium e il teatro romano, i cui resti archeologici rappresentano oggi una delle emergenze architettoniche più monumentali del nord Italia. In epoca longobarda, per ben due secoli, la città divenne sede di uno dei più importanti ducati del regno. Testimonianza di questo florido periodo è la fondazione del monastero di Santa Giulia, oggi sede del Museo Archeologico.
La torre della Pallata
Lasciata alle spalle la chiesetta di San Giacomo, intraprendiamo il nostro cammino lungo via Milano sino a piazzale Garibaldi, al centro del quale si erge la statua bronzea dedicata all’eroe dei due mondi, opera del 1889 di Eugenio Maccagnani. Attraversato il piazzale imbocchiamo la direttrice di corso Garibaldi, al termine del quale si eleva la duecentesca torre della Pallata con alla base la monumentale fontana manierista. Avanzando lungo corso Mameli e, all’altezza di una fontana, voltiamo a sinistra verso la bella chiesa di San Giovanni Evangelista. Al suo interno ci aspetta la Cappella del Sacramento, custode del suggestivo ciclo pittorico considerato presupposto imprescindibile della rivoluzione caravaggesca; ne sono autori Moretto e Romanino, che in due successive riprese, nel 1521 e nel quinto decennio del secolo, si confrontarono a colpi di pennello, dando vita nell’angusto spazio della cappella a uno dei più energici risultati del Rinascimento bresciano.
Il Convento di San Francesco
Dalla torre della Pallata, una brevissima deviazione a destra consente di raggiungere la medievale chiesa di San Francesco, che campeggia severa allo sbocco di via Pace. I rifacimenti seicenteschi non hanno alterato l’ascetica bellezza del monumento, dichiaratamente romanico nelle sue linee essenziali. L’ampia spazialità interna, suddivisa in tre navate da possenti pilastri cilindrici, è scrigno di preziosi tesori, come la trecentesca tavola del Crocifisso, la pala dell’altare maggiore del Romanino e la cinquecentesca croce processionale; dietro alla chiesa si apre poi il bellissimo chiostro, datato 1393. Percorrendo a ritroso via della Pace, per tornare sui nostri passi, si noti a destra l’elegante giardino pensile di palazzo Fenaroli, e, a sinistra, la chiesa di Santa Maria della Pace, edificata nel ‘700 dall’architetto veneziano Massari.
Piazza della Loggia
Riprendendo corso Mameli sbuchiamo in breve in piazza della Loggia, che si apre ai piedi del chiaro Palazzo Municipale. Edificato fra 1492 e 1570, sotto la direzione di celebri architetti – Gasparo da Coirano, Palladio, Beretta e Sansovino – nel 1575 il Palazzo della Loggia fu colpito da un terribile incendio. Da quel momento gli spazi interni dell’edificio furono soggetti a incessanti lavori di restauro, che si protrassero sino alla sistemazione neorinascimentale del XIX secolo. A sinistra della Loggia è il Monte di Pietà (1489), che ci appare quale precoce esempio di musealizzazione cittadina, poiché sulla facciata conserva in evidenza le lapidi romane che vi furono apposte sin dalle origini. Di fronte alla sede municipale si susseguono invece i portici di via Dieci Giornate, interrotti solo dalla cinquecentesca Torre dell’Orologio: deve il nome allo straordinario orologio astronomico animato dalle caratteristiche statue che battono le ore, tradizionalmente note come i mach de le ure.
Piazza Paolo VI
Passando sotto ai portici, e seguendo via dell’Orologio, entriamo allora nella monumentale piazza Paolo VI, già piazza del Duomo, ove si allineano alcuni fra i più rappresentativi edifici cittadini. Il Duomo Vecchio, realizzato sul finire dell’XI secolo, è anche noto come Rotonda, per la sua caratteristica forma circolare che rappresenta una straordinaria eccezione nel panorama delle chiese medievali (tradizionalmente di impianto basilicale a tre navate). Stupendo l’interno basilicale, impreziosito dall’arca trecentesca del vescovo Berardo Maggi, dalla pala della “Assunta” del Moretto, posta sull’altare maggiore, e dagli affreschi duecenteschi che decorano la volta del presbiterio; il Tesoro delle Sante Croci, nell’abside di sinistra, viene esposto solo in particolari ricorrenze. Poco discosto, al di là del monumentale Duomo Nuovo edificato tra il 1604 e il 1825, si trova il Broletto, costruito nel 1223 e dominato dalla Torre del Pegol. Sede secolare delle magistrature comunali e delle adunanze pubbliche, più volte ampliato sino alle forme attuali risalenti ai primi anni del ‘600, il Broletto conserva numerose testimonianze artistiche delle varie epoche: affreschi medievali nel sottotetto, tracce di affreschi di Gentile da Fabriano nell’atrio della Prefettura e affreschi manieristici sullo scalone e nelle sale dell’Anagrafe.
Il Capitolium
Attraversato il cortile del Broletto prendiamo, al di là di via Mazzini, via Solone Reccagni, per incontrare la chiesa della Carità, magnifica espressione dell’estetica barocca in città, e l’ex convento del Buon Pastore, edificio sobrio e lineare che oggi ospita laboratori ed aule dell’Università Cattolica. Riprendiamo dunque il cammino alla volta di via Musei, lungo la quale si dispongono le straordinarie testimonianze di Brixia romana, con le monumentali rimanenze del tempio Capitolino e del teatro. Di particolare rarità e valore sono celle del primo santuario di epoca repubblicana (I secolo a. C.), con affreschi in stile pompeiano stupendamente conservati, mentre la cella centrale del tempio, di epoca imperiale, accoglie il lapidarium, qui collocato a inizio ‘800. Più avanti ci aspetta ancora il monastero longobardo di Santa Giulia, entro il quale è allestito un interessantissimo percorso archeologico che include fra l’altro i resti di alcune domus romane.
Piazza Arnaldo
Al termine di via Musei si accede allo slargo rettangolare di piazza Tebaldo Brusato, ove si affacciano importanti residenze di aristocratiche famiglie, come l’imponente palazzo Cigola oggi Fenaroli, che prospetta all’angolo con via Cattaneo. Ancora qualche passo e saremo in piazzale Arnaldo, al centro del quale la statua eretta in ricordo del religioso bresciano, arso al rogo nell’XI secolo, fronteggia i possenti portici neoclassici del Mercato dei Grani. Alle spalle del porticato figura la chiesa settecentesca di Sant’Afra in Sant’Eufemia, adorna di affreschi di Sante Cattaneo, di opere scultoree di Antonio Calegari e dalla tela raffigurante il “Martirio di Sant’Afra”, capolavoro di Paolo Caliari detto il Veronese. Da qui seguiremo nell’ordine la via Calegari, viale Venezia e viale Bornata, abbandonando la città alla volta dell’area gardesana.
Il Monastero di Sant'Eufemia
Frazione alle porte della città di Brescia, Sant’Eufemia della Fonte si sviluppa attorno al Monastero dedicato a Sant’Eufemia di Calcedonia, fanciulla cristiana morta martire durante la persecuzione diocleziana. 
Il Monastero, che sino al settimo secolo era dedicato a San Pietro, è situato ai piedi del colle Maddalena ed è sorto, nel 1008, per volontà del Vescovo Landolfo che lo affidò ai monaci benedettini.
Dal monastero dipendeva la Chiesa di san Giacomo di Castenedolo, appositamente edificata dai monaci per l’accoglienza e l’assistenza dei pellegrini. L’ampio edificio si presenta con una struttura simile ad una cascina e i benedettini vi realizzarono importanti azioni di canalizzazione delle acque per l’irrigazione dell’agricoltura grazie alla vicinanza del Naviglio. Dal XIV secolo la chiesa del monastero ospitò una reliquia della vera Croce che alimentò le celebrazioni e le processioni religiose, tradizione giunta fino ai giorni nostri.
Esposta nei secoli ai continui attacchi degli eserciti che volevano conquistare Brescia e abbandonato alla fine del XV secolo dai monaci, il Monastero fu utilizzato come magazzino sino al 1789, quando Napoleone lo assegnò all'Ospedale Maggiore Nazionale di Brescia trasformandolo in un insediamento rurale. L’edificio completamente ristrutturato, è oggi sede del museo delle Mille Miglia che raccoglie documenti, fotografie e cimeli della leggendaria gara di auto storiche.
Il Santuario di Valverde
L’appellativo “Valverde” ben si addice al contesto naturale che accoglie il Santuario di Santa Maria, circondato da prati e boschetti e posto a pochi passi da un grazioso laghetto. Fondato nel XV secolo per commemorare un miracolo avvenuto nel 1399, nel corso del ‘600 il luogo di culto accrebbe notevolmente la sua fama e fu per questo ripristinato in forme più ampie. Accanto all’edificio si trova anche un’elegante cappella barocca, che fu sistemata nel 1711 in seguito ad una seconda miracolosa apparizione della Madonna.
REZZATO
La piazza principale di Rezzato è dominata dalla Parrocchiale di San Giovanni Battista, costruita nel XVII secolo sulle rovine di una chiesa molto più antica, della quale resta solo il bel campanile romanico. All’interno della chiesa si segnalano l’altare maggiore, capolavoro di scultura barocca dei maestri lapicidi rezzatesi ornato da statue di Antonio Calegari, e le tele di Pietro Marone e Sante Cattaneo. Sulla stessa piazza si affaccia il Palazzo Municipale, costruito nel 1839 dall’architetto bresciano Rodolfo Vantini; la facciata dell’edificio è caratterizzata da un pronao a tre arcate in marmo bianco di Botticino, sormontato da un timpano triangolare. Il palazzo è sede della Scuola di Disegno per Tagliapietre fondata dallo stesso Vantini.
Lungo la strada statale, spicca l’imponente villa Fenaroli dimora delle nobili famiglie bresciane Avogadro e Fenaroli per almeno quattro secoli. Il corpo centrale costruito nel 1481, fu arricchito nel Settecento per opera degli architetti Marchetti, dalla facciata in stile palladiano e dalla doppia scalinata. Sono un’aggiunta neoclassica le statue in pietra arenaria e i pennacchi in pietra di Botticino che accrescono la sontuosità della facciata.